Chi non ha pensato subito sentendo la parola Pokè ai famosi pokemon giapponesi?
E invece non si tratta di quei carinissimi personaggi tipo Pikachu, ma di un nuovo food trend che ha origini hawaiane e che presenta somiglianze con il sushi.

Il pokè è sbarcato in Europa da qualche anno, passando prima per la California.
Pokè nella lingua originale significa “tagliato a cubetti”, e difatti, la base di questo piatto è il pesce crudo ridotto a tocchetti regolari, in genere tonno, polpo o salmone.
Viene servito in una ciotola a mo’ di insalata, unendovi riso, verdure o carne e ovviamente il condimento di spezie o salse (tradizionalmente salsa di soia, olio di sesamo, peperoncino ecc.). Ognuno può scegliere gli ingredienti che preferisce e creare il proprio piatto colorato e appetitoso.

Come molti sanno, invece, il sushi ha la forma di piccoli rotoli, il cui ingrediente principale è il riso cotto con un ripieno di verdure e/o pesce, avvolto con alga nori. Le salse usate per condire sono note: soia, teriyaki, wasabi, tsuyu ecc.

Allora, quale scegliere fra i due? Io vi propongo un’alternativa, il chirashi, che si può definire un piatto pioniere del poke, ma più completo e nutriente.
Il termine chirashi significa “sushi sparpagliato” che sta a indicare un piatto a base di riso su cui sono posti vari ingredienti: una varietà di pesce crudo e frutti di mare e condimenti freddi come uova, cetrioli, avocado, sottaceti giapponese, alghe ecc.
Se si vuole aggiungere salsa di soia, si raccomanda di intingervi ciascun ingrediente separatamente e di non versarla sulla ciotola già preparata.
Differenze fra pokè e chirashi? Il pokè non contiene mai (o quasi mai) più di un tipo di pesce; nel poke il riso può essere un ingrediente, non ne è il “letto”; il pesce pokè viene di solito tagliato a cubetti mentre il chirashi in forme rettangolari.

Dunque, a voi la scelta e… buon appetito!