haikuA pochi giorni dall’annuncio da parte dell’Associazione Italiana Haiku (AIH) dei vincitori della III edizione del “Premio Bashoâ€, concorso importantissimo in Italia di poesia haiku, si avverte sempre più un forte interesse per questo tipo di poesia nata e sviluppatasi nel XVII secolo nella tradizione letteraria nipponica.
Basti dire che alla segreteria dell’AIH sono giunti oltre 1.200 componimenti haiku a testimonianza del fatto che gli haijin (scrittori di haiku) italiani prestano sempre maggiore attenzione alle tematiche che questo tipo di poesia porta con sé.
Ma come si caratterizza lo Haiku?
Si tratta di un componimento di tre versi per 17 sillabe complessive (struttura 5-7-5), dai toni semplici, senza alcun titolo, che trae ispirazione dalle immagini della natura attraverso cui il poeta fissa uno stato d’animo. L’elemento imprescindibile dello haiku è il kigo cioè una parola che si riferisce a una delle quattro stagioni dell’anno, che può essere un animale, un luogo, una pianta, ma anche il nome di un evento o una tradizione.
Il soggetto dell’haiku è spesso una scena rapida ed intensa che “fotografa†la natura e ne esprime l’emozione istantanea suscitata nel poeta. La brevità dei versi lo rende ricco di suggestioni e spinge il lettore a guardare oltre. L’essenzialità di questa forma poetica è indubbiamente legata alla filosofia Zen.

Uno tra i più grandi Maestri di questa forma d’arte è Matsuo Basho,molto conosciuto in Italia, e tra i suoi haiku più famosi spicca sicuramente questo:

Furu ike no
kawatsu tobikomu
mizu no oto.

Nel vecchio stagno
una rana si tuffa
Il rumore dell’acqua.

Ma anche in Italia abbiamo avuto illustri haijin o comunque poeti che si sono avvicinati alla poesia haiku e waka (poesia giapponese):

Uno dei primi lavori di traduzione compare nel 1915, “Note di Samisenâ€, una raccolta di poesie giapponesi ad opera di Mario Chini (1876-1959). Il libro di Chini presenta, probabilmente per la prima volta in Italia, la poesia tradizionale giapponese (tanka e haiku). Lo stesso Mario Chini scriverà componimenti di stile haiku (5-7-5 sillabe) che saranno pubblicati postumi a Roma nel 1961, con il titolo di “Attimiâ€. Gli “attimi” riproducono nella struttura e nell’ispirazione gli haiku giapponesi.
Eccone uno:

Bastan tre grilli
per far grande una notte
di mezza estate

Anche Gabriele D’annunzio già tra il 1885 e il 1890 aveva pubblicato versi seguendo la metrica giapponese tanka di 31 morae (5-7-5-7-7). Come scrive Muramatsu Mariko, lo stile tanka/haiku avrà una certa influenza su D’Annunzio che conosce bene il genere e si cimenta con qualche imitazione. D’Annunzio comunque ammirò molto il Giappone e per molti anni ebbe come amico il letterato giapponese Harukichi Shimoi, uno tra i principali testimoni della cultura del Sol Levante in Italia.

Anche Andrea Zanzotto (1921-2011), considerato uno dei più importanti poeti italiani del secondo Novecento, scrive, nella metà degli anni ’80, in inglese con traduzione a fronte in italiano, la raccolta “Haiku. For a season/per una stagione”. Si tratta di una raccolta di 91 haiku e pseudo-haiku.

Edoardo Sanguineti (1930-2010) è degno di nota per la pubblicazione della raccolta “Poesieâ€, in cui nella sezione “Corollarioâ€, sono pubblicati quattro haiku. Uno è il seguente:

Sessanta lune:
i petali di un haiku
nella tua bocca.

Negli ultimi anni c’è stata una crescente pubblicazione di sillogi che trattano esclusivamente di poetica haiku, fra questi citiamo anche il libro, da poco pubblicato, di un haijin italiano, Antonio Sacco, dal titolo “In ogni Uomo un haiku†con nota introduttiva di Luca Cenisi, Presidente dell’Associazione Italiana Haiku e direttore della rivista specializzata “Haijin Italiaâ€.

Concludiamo questa breve analisi sulla poesia haiku in Italia affermando ,come disse Sei ShÅnagon, che se “Ogni cosa piccola è bella†allora negli haiku troviamo un puro distillato squisitamente armonico e elegante della cultura giapponese nel mondo.

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