A chi non è capitato di vedere, in qualche cartone animato o film giapponese, donne che preparano il pranzo a mariti, fidanzati o figli inpacchettandolo in una scatola?
Si tratta del bentō (弁当), un’usanza comune che si può definire un’arte in cui la creatività sta nel decorare un pasto da asporto.

Il bentō è una sorta di vassoio contenitore con coperchio di varie forme e materiali come plastica o polistirolo usa e getta, legno laccato o metallo. Sono molto diffusi anche i bentō fatti in casa avvolti in stoffa furoshiki, che funge sia da borsa che da sottopiatto.

Il cibo in esso contenuto è riso bianco, pesce o carne e verdure in salamoia o cotte, che rappresentano un pasto completo per una singola persona.

La scatola da bentō è dotata di divisori interni per separare cibi differenti, e viene avvolta in un pezzo di carta, di tessuto o in borse speciali insieme alle bacchette.
Il “must” è creare un pacchettino esteticamente gradevole, combinando il colore dei cibi e la maniera di porli, coordinando bentō, bastoncini, cibo, tovaglietta e tutto il resto.

Le mamme si cimentano in confezioni elaborate e fantasiose per i bambini, in modo da rendere più appetitoso e accattivante il loro pasto. Così preparano i “kyaraben”(abbreviazione di “character” e “bento”), ovvero decorano il cibo creando forme di cartoni animati (anime), fumetti (manga) o videogiochi.

Inoltre, c’è lo stile decorativo oekakiben, o bentō-ritratto, che consiste nel ritrarre persone, animali, edifici, monumenti, fiori e piante.
In Giappone si organizzano perfino gare tra realizzatori di bentō, per competere per la realizzazione esteticamente più piacevole.

I bentō sono venduti ovunque in Giappone: dai ristoranti ai supermercati, dalle stazioni ferroviarie ai venditori ambulanti.

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