haikuA pochi giorni dall’annuncio da parte dell’Associazione Italiana Haiku (AIH) dei vincitori della III edizione del “Premio Basho”, concorso importantissimo in Italia di poesia haiku, si avverte sempre più un forte interesse per questo tipo di poesia nata e sviluppatasi nel XVII secolo nella tradizione letteraria nipponica.
Basti dire che alla segreteria dell’AIH sono giunti oltre 1.200 componimenti haiku a testimonianza del fatto che gli haijin (scrittori di haiku) italiani prestano sempre maggiore attenzione alle tematiche che questo tipo di poesia porta con sé.
Ma come si caratterizza lo Haiku?
Si tratta di un componimento di tre versi per 17 sillabe complessive (struttura 5-7-5), dai toni semplici, senza alcun titolo, che trae ispirazione dalle immagini della natura attraverso cui il poeta fissa uno stato d’animo. L’elemento imprescindibile dello haiku è il kigo cioè una parola che si riferisce a una delle quattro stagioni dell’anno, che può essere un animale, un luogo, una pianta, ma anche il nome di un evento o una tradizione.
Il soggetto dell’haiku è spesso una scena rapida ed intensa che “fotografa” la natura e ne esprime l’emozione istantanea suscitata nel poeta. La brevità dei versi lo rende ricco di suggestioni e spinge il lettore a guardare oltre. L’essenzialità di questa forma poetica è indubbiamente legata alla filosofia Zen.

Uno tra i più grandi Maestri di questa forma d’arte è Matsuo Basho,molto conosciuto in Italia, e tra i suoi haiku più famosi spicca sicuramente questo:

Furu ike no
kawatsu tobikomu
mizu no oto.

Nel vecchio stagno
una rana si tuffa
Il rumore dell’acqua.
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